Recupero e riutilizzo della sericina con il progetto RITESSERE

Avviato il progetto “Silk sericin materials from textile industry by-products”, finanziato dalla Fondazione Cariplo tramite il bando “Economia circolare: ricerca per un futuro sostenibile”, che coinvolge Politecnico di Milano, Università Bicocca e CREA Agricoltura Ambiente di Padova.


La seta grezza è principalmente costituita da due proteine: la fibroina in percentuale compresa tra 70 e il 75% (in struttura fibrillare), la sericina (con struttura globulare) che ne rappresenta la restante parte. Mentre la prima componente è utilizzata nell’industria tessile per prodotti di pregio e in ambiti ad elevato contenuto tecnologico, come ad esempio quello biomedicale, la sericina è considerata un materiale di scarto, specialmente nell’industria tessile.

I principali produttori di seta grezza si concentrano nell’Asia Orientale e la Cina svolge il ruolo principale producendo circa il 3/4 della produzione totale (nel 2018 il volume totale di seta grezza prodotta è stata di circa 160.000 tonnellate). Per arrivare al filato pronto per la tessitura i bachi essiccati vanno incontro ad un processo di sgommatura volto all’eliminazione della sericina. Si stima che da 100 kg di bachi secchi si possano ottenere 20-25 kg di seta grezza che, una volta sgommata, produce circa 16 kg di sottoprodotti, principalmente sericina.

Generalmente questi sottoprodotti vengono persi nelle acque di scarico e in uno studio, riferito al contesto tailandese, si è quantificata la richiesta di ossigeno per la rigenerazione delle acque reflue dagli stabilimenti per la sgommatura evidenziando il notevole impatto ambientale. L’unico ambito di riutilizzo della sericina, anche se a tutt’oggi ancora di nicchia, è quello cosmetico in cui viene inserita in particolari formulazioni per le note proprietà idrofile e di rigenerazione.

Se la sericina potesse venire recuperata in modo sistematico e utilizzata per produrre materiali ad alto contenuto tecnologico, questo potrebbe essere un notevole beneficio in termini economici, sociali ed ambientali.

La proposta del progetto si colloca esattamente in questo contesto e si prefigge di valutare nuove tecnologie che, partendo dalla sericina ottenuta da materia prima (il bozzolo o la seta grezza), portino all’ottenimento di matrici bidimensionali filate composte solamente da sericina e, successivamente, la caratterizzazione chimico-fisica del prodotto finale ottenuto. Per raggiungere tale scopo collaborano tre attori: il Politecnico di Milano (capofila), l’Università Bicocca (partner) e il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria CREA Agricoltura Ambiente – Laboratorio di gelsibachicoltura di Padova (partner).

Il CREA, per l’esperienza maturata nella gelsibachicoltura, fornirà la materia prima (bozzoli o seta grezza) con caratteristiche certificate e controllate, requisito fondamentale per gli ambiti di applicazioni avanzate (biomedicale) che saranno esplorate; il Politecnico di Milano si concentrerà sugli aspetti tecnologici di ottenimento delle matrici (Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria) e sulle ricadute industriali dei prodotti (Dipartimento di Ingegneria Gestionale); l’Università Bicocca dell’analisi chimico-fisica del materiale di partenza e delle matrici prodotte.

Nella descrizione iniziale del contesto non si è mai fatto riferimento all’Italia: questo è sintomatico del fatto che la produzione di seta italiana è un valore infinitesimo rispetto a quello dei Paesi orientali. Quello che invece non è trascurabile è l’apporto innovativo che un Paese come il nostro può dare in termini di valore aggiunto, sia in termini di tracciabilità sia di avanzamento tecnologico.

Per informazioni contattare: silvia.cappellozza@crea.gov.it


Rassegna stampa

17/01/2023, Fondazione Cariplo – Il 2023 si apre con 46 nuovi progetti di ricerca scientifica
22/02/2023, CREA – Kick-off meeting progetto RITESSERE
22/02/2023, DEIB Community | Politecnico Milano 1863 – Economia circolare: al via il progetto RITESSERE